Fuori
			città sorge un gruppo di villette molto graziose. Ognuna
			dispone di un piccolo giardino e le signore fanno a gara a rendere
			il proprio il più bello di tutti. 
			Ogni
			giorno che sia bello o brutto la Casimira (come la chiamano tutti)
			è lì tra i cespugli con cesoie e rastrello e una
			quantità di arnesi, che si affanna a creare le migliori
			condizioni perché le sue adorate rose siano una gioia per
			gli occhi di chi guarda. 
			Sull’uscio
			di casa seduta in regale posa c’è Cherì, una
			gatta dal pelo nero lucido come seta e il musetto bianco come
			neve. Guarda con nobile distacco la sua padrona che col passare
			del tempo diventa sempre più paonazza e sudata. Ha lo
			sguardo sornione e beffardo di chi ha da tempo preso le distanze
			dagli affanni degli umani. 
			Un
			giorno in cui la Casimira è più affaccendata del
			solito, stanca ed annoiata da quello spettacolo che non la
			emoziona, si solleva sulle zampe e con incedere elegante rientra
			in casa silenziosa. 
			Ha
			pensato che c’è qualcosa di più divertente da
			fare che osservare la Casimira pungersi alle spine delle sue
			adorate rose. Questo è il momento propizio. 
			Si
			dirige furtiva verso la camera da letto e con la consueta agilità
			salta sul ripiano del comò dove troneggia un enorme
			specchio e dove la Casimira ha riposto ciò che le serve per
			la propria bellezza: vasetti di creme piccoli e grandi e profumi e
			belletti di ogni tipo. Ma quello che predilige la nostra Cherì
			è un grande barattolo, da cui la Casimira con un morbido
			piumino fa uscire nuvole di polvere rosa profumatissima. 
			Questa
			cosa la fa impazzire e vorrebbe tanto incipriarsi come la sua
			padrona. 
			Ora
			che è sola davanti allo specchio ed ha a disposizione tutto
			quel ben di Dio, Cherì approfitta dell’occasione per
			fare un bagno completo in quella polvere magica che la Casimira
			amministra con tanta parsimonia. 
			Solleva
			con decisione il tappo del barattolo e senza indugi ci si tuffa
			dentro. 
			Una
			fitta nebbia rosa ricopre ogni cosa. Per un po’ non si
			distingue più nulla, poi, lentamente, la polvere si dilegua
			e all’orizzonte compare la figura minacciosa della Casimira. 
			Le
			urla della donna paiono scuotere le fondamenta della casa e i topi
			acquattati nella cantina fuggono tremanti all’aperto in
			cerca di salvezza. 
			Cherì
			li imita senza indugio, non senza aver ricevuto un calcio ben
			assestato che le agevola la fuga. 
			Una
			volta in strada la gatta, ancora stordita, barcollando si ferma,
			in attesa del da farsi. 
			Mentre
			è lì che medita, le si avvicina un gattone col pelo
			arruffato e sporco, ma con due occhi profondi e una splendida rosa
			rossa tra i denti. 
			Cherì
			commossa gli sorride, il gatto le dona la rosa e senza dirsi altro
			si allontanano da quella casa e da quella donna insulsa, che
			continua ad agitarsi come un ossesso, per aver perso un po’
			di polvere colorata. 
			 
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