I
			bambini del piccolo borgo di montagna sapevano che ai giardini
			pubblici c’era Billo, il venditore di palloncini. 
			Billo
			era una presenza fissa e cara a tutti. 
			Il
			suo aspetto suscitava tenerezza ed ilarità allo stesso
			tempo. 
			Indossava
			un vestito da pagliaccio con enormi scarpe gialle ed in mano una
			manciata di fili alle cui estremità erano tanti palloncini
			coloratissimi. 
			Billo
			li teneva come un innamorato porta un mazzo di fiori alla sua
			bella. 
			Ai
			bambini, quando lo vedevano, luccicavano gli occhi e chiedevano
			alla mamma con insistenza di comprare un palloncino. 
			Billo
			a questa scena sorrideva di gusto, sapeva cosa provava quel
			bambino. Ritornava indietro nel tempo, quando anche lui impazziva
			alla vista di quelle testoline colorate, come lui le chiamava, che
			roteavano ridenti nell’aria, mosse dal vento. 
			Billo,
			nonostante l’età, era rimasto un bambino che vendeva
			sogni ad altri bambini. 
			Diceva
			loro che se quei palloncini fossero sfuggiti di mano per sbaglio,
			sarebbero finiti in un giardino e lì avrebbero messo
			radici. 
			I
			bambini ci credevano e quando ne volava uno in cielo non
			piangevano più e pensavano di aver arricchito con il loro
			palloncino quel giardino lassù tra le nuvole. 
			Quando
			Billo tornava a casa al tramonto, prima di chiudere la porta
			guardava lassù in cielo e, tra i colori del crepuscolo e le
			prime stelle della sera, rassettava il giardino delle teste
			colorate che ridevano. 
		 |